La retorica e l’arte della persuasione

Paradossalmente, forse nemmeno tanto, tutto può divenire banale se spesso ripetuto. Il perché di ciò? Perché, almeno in molteplici casi, quanto comunicato perde di espressività e di comunicatività intrinseca. Peggio ancora, sempre a mio modo di vedere, si pensi a quanto perde uno slogan, giacché ripetitivo per sua natura. Ebbene, quante volte abbiamo sentito dire, per esempio: “no alla guerra, senza ma e senza se”; frase ripetuta qualche milione di volte dal chicchessia di turno, e dunque una frase dal contenuto non trascurabile, ancor meno banale, ma se non seguita da comportamenti concreti resta un enunciato a dir poco ridicolo.

Tuttavia, pare innegabile che in certi momenti storici per liberarsi dagli oppressori si è dovuti ricorrere ad azioni belliche. Ma altrettanto innegabile è il fatto che in talune altre situazioni, anche a distanza di tempo, si ha una certa difficoltà a distinguere con certezza chi sia l’oppressore rispetto all’oppresso. Ed ancora: quanto e quando l’uso della forza è legittimato rispetto al superamento della linea di demarcazione che lo separa dalla diplomazia? Altrimenti detto: chi decide, ma soprattutto che valutazione si è in grado di dare rispetto alla capacità di agire con equilibrio? Ed anche in questo caso osservo delle forti criticità nei confronti sia del cosiddetto politicamente corretto (in generale), sia dei singoli fautori (presunti) della morale.

Ebbene, rispetto ai grandi temi che oggi ci riguardano, o che ancora oggi ci riguardano, ci si potrebbe chiedere: è solo una questione (di) politica, oppure c’è qualcosa che va ben oltre e che dovrebbe essere superato?

A tale proposito sintetizzo un passaggio dell’intervista rilasciata dal senatore Amintore Fanfani (1908-1999) al Corriere della Sera e pubblicata nel lontano 24 dicembre 1977 (altri tempi, altri attori politici, altro modo di intendere la politica), dal titolo “Differenti ideologie non impediscono ampie intese”: «si possono dimenticare gli sforzi che quasi tutti i partiti han fatto per adeguarsi alla sostituzione delle rigide contrapposizioni della guerra fredda con le posizioni di confronto democratico coerenti con la politica interna ed internazionale della distensione? (...) Le differenze ideologiche che esistevano tra i partiti al tempo della Costituente permangono, benché si sia verificato in ogni partito il tentativo di ridurne la rigidità (...), la sollecitazione derivata a cittadini e governanti dai principi su cui si fonda la Costituzione ha fatto compiere all’Italia notevoli progressi in materia di libertà, democrazia, progresso, giustizia sociale, pacifica e collaborativa convivenza internazionale (...). Ritengo che una attenta rilettura della Costituzione ed una riflessione sulla forza creatrice delle sue norme possano e debbano sollecitare ulteriori progressi».

Sociologia Contemporanea (ISSN 2421-5872 Online). Numero 09A22 del 18/06/2022