Analogie

Sul tema della “Violenza in Italia”, rispondeva così ad alcune domande il Prof. Franco Ferrarotti (1926-2024) sul quotidiano “Stampa Sera” di Martedì 8 Febbraio 1977.

Come mai, in una società industriale, e quindi razionalizzata come la nostra, tanta violenza, cioè tanta esplosione di irrazionalità?

Io ritengo che la violenza a livello di percezione soggettiva, individuale, sia un grido d’allarme, un disperato bisogno di venire riconosciuti, di esistere. La violenza “rende visibili”.

L’industrializzazione è responsabile dell’attuale situazione?

In quindici, vent’anni, dal ‘55 ad oggi, abbiamo trasformato completamente il Paese da agricolo in industriale con la stessa sofferenza umana che aveva accompagnato la rivoluzione industriale in Inghilterra 200 anni fa. E quando una società si trasforma profondamente e rapidamente si verificano sia la scomparsa di determinati valori legati alla tradizione sia la mancanza di assimilazione dei valori della civiltà urbana, industriale, quali il senso di responsabilità non più collettivo ma individuale, il senso del rispetto degli altri come “altri”, la capacità di vivere da soli.

Anche nel caso del sequestro di persona?

L’Italia è l’unico Paese al mondo che ha questo delitto, che definirei emblematico. (Negli altri Paesi, infatti, esiste solo per ragioni politiche). Il sequestro di persona per un verso fa perno su un valore tipicamente moderno, il valore del denaro, ma dall’altro sfrutta un elemento che non c’è più nei Paesi industrialmente avanzati come per esempio gli Stati Uniti: l’amore della famiglia, disposta a indebitarsi per trent’anni pur di riavere il proprio caro. L’Italia non è ancora in una situazione completamente definibile. È ambigua.