Diffamazione aggravata

Nella ipotesi delittuosa di diffamazione commessa attraverso l’utilizzo delle piattaforme social – come nel caso qui in esame –, i giudici di legittimità hanno ribadito il consolidato orientamento secondo cui «il diritto di critica si concretizza in un giudizio valutativo che, postulando l’esistenza del fatto elevato a oggetto o spunto del discorso critico, trova una forma espositiva non ingiustificatamente sovrabbondante rispetto al concetto da esprimere; di conseguenza va esclusa la punibilità di coloriture ed iperboli, toni aspri o polemici, linguaggio figurato o gergale, purché tali modalità espressive siano adeguate e funzionali all’opinione o alla protesta, in correlazione con gli interessi e i valori che si ritengono compromessi».

Sicché, se da un lato «la critica, quale espressione di opinione meramente soggettiva, ha per sua natura carattere congetturale e non può, per definizione, pretendersi rigorosamente obiettiva ed asettica», dall’altro lato è necessario che «occorre rispettare il requisito della continenza delle espressioni utilizzate per esprimere la propria opinione».

Tuttavia, in materia di diffamazione a mezzo stampa in generale, oppure come nel caso qui in trattazione, vale a dire con l’utilizzo delle piattaforme social, «il diritto di critica politica consentito, che trova fondamento nell’interesse all’informazione dell’opinione pubblica e nel controllo democratico nei confronti degli esponenti politici e dei pubblici amministratori, non deve comunque essere avulso da un nucleo di verità» (Cassazione Penale 46496/2023).

Master e formazione

Segnalo il Master di secondo livello in “Diritto penitenziario e Costituzione”, giunto alla sua XI edizione, realizzato in convenzione tra il Dipartimento di Giurisprudenza dell’Università degli Studi di Roma Tre e i Dipartimenti dell’Amministrazione Penitenziaria (DAP) e per la Giustizia Minorile e di Comunità (DGMC).

Il Corso ha l’obiettivo di fornire una preparazione elevata nell’ambito degli studi penitenziari, con una particolare attenzione ai profili costituzionalistici che interessano l’esecuzione penale, ed è riservato a coloro in possesso di diploma di laurea magistrale o titolo equipollente.

La quota di iscrizione è di euro 3.600 e la domanda di ammissione deve essere presentata entro il 15 gennaio 2024. Maggiori informazioni su www.dirittopenitenziarioecostituzione.it

Direttore del Master è il Prof. Marco Ruotolo, ordinario di Diritto costituzionale dell’Università degli Studi di Roma Tre; Coordinatrice didattico-scientifica è la Dott.ssa Silvia Talini, Ricercatrice di Diritto costituzionale presso il medesimo Ateneo.

Di seguito una lezione di diversi anni fa tenuta dal Prof. Gaetano Silvestri, era settembre 2014, dal titolo “Il trattamento penitenziario nella più recente giurisprudenza costituzionale”.

Inchiesta mafia-appalti

Radio Radicale propone l’intervista a Mario Mori e Giuseppe De Donno (registrata sabato 18 novembre 2023), autori del libro “La verità sul dossier mafia-appalti”, edizioni Piemme (2023). I due autori sono stati protagonisti nella lotta contro Cosa Nostra, ma noti al grande pubblico soprattutto per il processo sulla presunta “Trattativa Stato-mafia”, concluso con la loro definitiva assoluzione. Oggi raccontano cosa c’è dietro la persecuzione giudiziaria e mediatica che hanno subito: il “Dossier mafia-appalti”. Dopo intense indagini l’informativa fu preparata dai carabinieri del ROS guidati da Mori e De Donno e consegnata a Giovanni Falcone, che le attribuì enorme importanza. Così come Paolo Borsellino credette che detta inchiesta fosse all’origine della morte di Falcone. Tuttavia, altri ne impedirono gli sviluppi.