Un miracolo per l’Italia

Dalla copertina del libro “Un miracolo per l’Italia”. Magdi Cristiano Allam (2023).

«Stiamo assistendo e subendo uno scontro planetario dopo la fine del Mondo bipolare. Stati Uniti, Nato e Unione Europea promuovono un Nuovo Ordine Mondiale unipolare; scatenano guerre finanziarie, ideologiche, biologiche, psicologiche e convenzionali, con il rischio dell’apocalisse nucleare. In gioco c’è il futuro dell’Occidente, con il venir meno della supremazia del dollaro, lo strapotere della grande finanza speculativa globalizzata, il Mondo sottomesso a un debito incontenibile e inestinguibile, l’orientamento a trasformare l’umano in transumano e la realtà in virtualità tramite la digitalizzazione, robotizzazione, intelligenza artificiale, biotecnologie, manipolazione genetica. La civiltà dell’Europa è decaduta perché ha rinnegato se stessa, è stato un suicidio non un omicidio, come accadde all’Impero Romano d’Occidente nel 476. L’Italia ha perso la sovranità e l’indipendenza. La popolazione si estingue perché non si fanno figli. La democrazia si è rivelata partitocrazia consociativa. Il potere giudiziario ha preso il sopravvento su quello legislativo e esecutivo. Lo Stato è collassato perché oneroso, corrotto e inefficiente. L’economia reale è stata saccheggiata dalla finanza speculativa. La micro dimensione del localismo viene fagocitata dalla macro dimensione del globalismo, sia che si tratti di imprese, banche o istituzioni pubbliche. Le Forze dell’Ordine sono impossibilitate a garantire la sicurezza. Le Forze Armate sono inadeguate a difendere il territorio nazionale. Solo un miracolo potrà farci rinascere come civiltà, salvarci come popolo, riscattarci come Patria».

Ebbene, conosco Magdi da molto tempo e spesso ci confrontiamo su diversi temi. Un uomo dal garbo, educazione e generosità rari in una società come quella in cui viviamo. Le sue analisi sono sempre lucide e dettate da elevata cultura. Condivido gran parte delle sue riflessioni, ma non necessariamente sono d’accordo su tutto. Del resto tra studiosi-sociologi, quali entrambi siamo, è naturale sia così, diversamente sarebbe un problema. Diciamo che, probabilmente, il mio essere anche giurista porta a compiere una lettura dei fenomeni sociali in chiave parzialmente diversa.