Già in altre occasioni ho avuto modo di ribadire come le istituzioni religiose – se considerate solo come agenzie di produzione di significati e non anche come forme associative aventi strutture gerarchiche e di potere come avviene in tutti gli altri sistemi sociali – hanno una funzione di mediazione dell’esperienza esistenziale, la quale funzione, già di per se, dovrebbe trascendere dall'interesse meramente ideologico-dottrinale.
Henri Saint-Simon (1760-1825), Auguste Comte (1798-1857) ed Emile Durkheim (1858-1917) tendono a considerare l’elemento religioso come un elemento universale dell’animo umano, che occorre orientare in senso funzionale alla promozione della solidarietà sociale. Mentre Max Weber (1864-1920), in termini più generali, individua la funzione originaria del pensiero religioso quale risposta agli interrogativi fondamentali della vita umana.
Fu proprio Durkheim a mettere in evidenza che una caratteristica comune a tutte le religioni è la dicotomia tra sacro e profano, e che le varie forme religiose si differenziano tra loro proprio a seconda del modo con cui tale opposizione si articola. Continua a leggere.