In tema di criminalità, secondo un recente studio compiuto da alcune ricercatrici dell’Università di Torino, sembra che il nostro Paese è classificato come fra i primi in Europa a rischio corruzione. Soprattutto per quanto riguarda gli appalti pubblici, dove tale situazione sta creando nuove e prolifere opportunità per gli affari criminali.
Invece, su proporzione mondiale, la posizione italiana non è poi tanto migliore. Difatti, dall'associazione “Transparency International Italia”, che si occupa della lotta alla corruzione in un'ottica internazionale, attraverso un articolo pubblicato da Repubblica il 27 gennaio 2016, in proposito si afferma: «L’Italia ha un serio problema con la corruzione nel suo settore pubblico e, nonostante faccia qualche passo avanti e con il massimo rispetto per tutti, deve ancora guardare da dietro Paesi come Oman, Romania, Grecia, Ghana, Cuba o Kuwait».
Solo per portare un esempio “caldo”, cioè recente, è notizia di alcuni provvedimenti cautelari eseguiti dalla Guardia di Finanza di Roma per ipotesi di reato di corruzione, atto contrario ai doveri d’ufficio, turbata libertà degli incanti, autoriciclaggio, favoreggiamento personale e truffa; nell'inchiesta avviata lo scorso ottobre su mazzette pagate da imprenditori a funzionari della società che gestisce la rete stradale: l’ente ANAS. E tra gli indagati, manco a dirlo, anche politici. Continua a leggere