In tema di procreazione assistita connessa al rischio di trasmissione delle malattie genetiche, è incostituzionale il divieto della diagnosi pre-impianto. Infatti, sussiste un insuperabile aspetto di irragionevolezza dell’indiscriminato divieto all'accesso alla procreazione medicalmente assistita, con diagnosi pre-impianto, da parte di coppie fertili affette da gravi patologie genetiche ereditarie, suscettibili di trasmettere al nascituro rilevanti anomalie o malformazioni.
«Vale a dire che il sistema normativo […] non consente (pur essendo scientificamente possibile) di far acquisire “prima” alla donna una informazione che le permetterebbe di evitare di assumere “dopo” una decisione ben più pregiudizievole per la sua salute».
Ne deriva pertanto anche una manifesta violazione dell’articolo 32 della Costituzione per il mancato rispetto del diritto alla salute della donna (cfr. Corte costituzionale, Sentenza n. 96/2015. Udienza Pubblica del 14.4.2015. Decisione del 14.5.2015. Deposito del 5.6.2015. Norme impugnate: Artt. 1, c. 1° e 2°, e 4, c. 1°, della Legge 19.2.2004, n. 40).