È legittima la condotta del datore di lavoro che si avvale dell’investigatore privato per verificare la correttezza e onestà dei propri dipendenti, a condizione che l'attività investigativa sia svolta in maniera da garantire la libertà e la dignità dei lavoratori stessi. Nel caso in esame il datore di lavoro, sospettando di infedeltà un proprio dipendente, ha conferito mandato all’investigatore privato perché verificasse l’eventuale appropriazione indebita delle somme di denaro incassate. Il professionista ha legittimamente operato agendo come fosse stato un comune cliente (cfr. Corte di Cassazione, Sezione Lavoro, Sentenza n. 24580/2013, in Diritto e Giustizia).