La prossima primavera scadrà il termine concesso all’Italia dalla Corte Europea per ricondurre la situazione detentiva a condizioni dignitose. Il Ministro della Giustizia, Annamaria Cancellieri, in un’intervista al settimanale “Oggi” anticipa alcuni contenuti del progetto: «Le direttrici sono tre. Il primo intervento, normativo, punta a ridurre i flussi di ingresso in carcere e a rendere più fluido l’accesso alle misure alternative […]. Il secondo punta a cambiare il regime di detenzione e al miglioramento della vita affettiva […]. Il terzo punto del programma prevede che le carceri vanno ristrutturate, risanate e, quando necessario, vanno abbattute e riscostruite». Fonte: Ministero della Giustizia/Settimanale Oggi.
Lotta alla pedopornografia
Il Consiglio dei Ministri ha approvato un Decreto legislativo in materia di lotta contro l’abuso e lo sfruttamento sessuale dei minori e la pornografia minorile. Il provvedimento attua la direttiva 2011/92/UE del Parlamento europeo e del Consiglio del 13 dicembre 2011 e sostituisce la decisione quadro 2004/68/GAI del Consiglio. In particolare sono introdotte tre nuove fattispecie di aggravanti: 1) nel caso in cui il reato sia commesso da più persone riunite; 2) sia commesso da persona che fa parte di un’associazione per delinquere e al fine di agevolarne l’attività; 3) sia commesso con violenze gravi oppure sia causa di un pregiudizio grave verso il minore. Inoltre, sul versante della responsabilità amministrativa degli enti, è esteso anche al suddetto delitto il catalogo dei reati riguardo ai quali è possibile configurare la responsabilità dell’ente. Ministero della Giustizia.
Disposizioni visite in carcere
Il Ministero della Giustizia ha emanato la circolare 7 novembre 2013, n. 3651/6101, riguardante il nuovo Testo unico delle disposizioni dipartimentali in materia di visite agli istituti penitenziari. In particolare la circolare persegue un duplice obiettivo: «a) da un lato, raccogliere organicamente, al fine di rendere più semplice e sicura la consultazione, le disposizioni finora impartite circa le modalità di svolgimento delle visite degli istituti penitenziari previste dall1 art 67 O.P., evitando, fra l'altro, talune possibili incertezze in ordine alle modalità di intervento dell'Autorità che sovrintende all'Istituto in cui la visita avviene qualora il comportamento tenuto dal visitatore non rispetti le previsioni normative (esigenza, rafforzata da alcuni episodi che, come già evidenziato nella circolare n. 3640-6090 del 10 agosto 2012, hanno mostrato alcune esitazioni nell'azione dell'Autorità preposta a fronte del comportamento di Parlamentari visitatori); b) dall'altro, apportare a tali disposizioni gli aggiornamenti suggeriti dall'esperienza applicativa maturata negli ultimi anni o resi necessari dal sopravvenire di modifiche normative». Ministero della Giustizia.
Collaboratori di giustizia
In tema di programma di protezione per i collaboratori di giustizia, è legittima la revoca quando gli stessi continuano a delinquere. Nel caso in esame ciò è avvenuto dopo che la Direzione distrettuale antimafia aveva segnalato l’intervenuta sentenza di condanna in capo a un collaboratore di giustizia per dei delitti aggravati dall’appartenenza ad associazione di tipo mafioso o finalità di agevolazione alla stessa, violando, di fatto, gli impegni assunti e così da essere considerato quale soggetto reinserito nel circuito criminale (cfr. Consiglio di Stato, Sezione III, Sentenza n. 5215/2013).
Investigazioni legittime
È legittima la condotta del datore di lavoro che si avvale dell’investigatore privato per verificare la correttezza e onestà dei propri dipendenti, a condizione che l'attività investigativa sia svolta in maniera da garantire la libertà e la dignità dei lavoratori stessi. Nel caso in esame il datore di lavoro, sospettando di infedeltà un proprio dipendente, ha conferito mandato all’investigatore privato perché verificasse l’eventuale appropriazione indebita delle somme di denaro incassate. Il professionista ha legittimamente operato agendo come fosse stato un comune cliente (cfr. Corte di Cassazione, Sezione Lavoro, Sentenza n. 24580/2013, in Diritto e Giustizia).
Privacy e sistemi di videosorveglianza
La legittima esigenza di tutelare il patrimonio con impianti di videosorveglianza non autorizza i supermercati a operare in violazione delle libertà fondamentali e della dignità di dipendenti e clienti. Lo afferma il Garante per la protezione dei dati personali in seguito ai risultati di un'attività ispettiva nel settore della grande distribuzione, che ha rilevato come numerose società non avevano rispettato le garanzie previste dallo Statuto dei lavoratori (Legge 20 maggio 1970, n. 300), dalla normativa sulla privacy e dal provvedimento generale in materia di videosorveglianza predisposto dalla stessa Autorità (cfr. Garante privacy, in Newsletter n. 380 del 31 ottobre 2013).
NOTE
Garante privacy. Registro dei provvedimenti n. 334 del 4 luglio 2013
Garante privacy. Registro dei provvedimenti n. 335 del 4 luglio 2013
Garante privacy. Registro dei provvedimenti n. 336 del 4 luglio 2013
Garante privacy. Registro dei provvedimenti n. 361 del 18 luglio 2013
Garante privacy. Registro dei provvedimenti n. 385 del 5 settembre 2013
Garante privacy. Registro dei provvedimenti n. 397 del 12 settembre 2013
Guardie zoofile volontarie
Con una recente nota di risposta alla Prefettura di Brescia, il Ministero dell’Interno torna sul tema riguardo se le guardie zoofile volontarie di nomina prefettizia rivestano o no la qualifica di polizia giudiziaria. Ebbene, come già espresso in precedenza, anche in relazione ad un parere del Ministero della Giustizia che ha condiviso l'orientamento del Dipartimento della pubblica sicurezza, è escluso per tali figure il riconoscimento delle qualifiche pubblicistiche di agente e di ufficiale di polizia giudiziaria. Principio corroborato da due sentenze di Cassazione: Sezione III Penale, 11 giugno 2008, n. 23631; Sezione I Penale, 23 settembre 2011 n. 34688. Maggiori dettagli su Brescia oggi.