Sono state ritenute colpevoli di teppismo e incitamento all’odio religioso, e perciò condannate a due anni di carcere senza condizionale. Questo il verdetto del tribunale di Mosca nei riguardi delle tre giovani cantanti punk del gruppo “Pussy Riot”, ormai simbolo del dissenso contro il presidente Vladimir Putin. Il fatto loro contestato è quello di aver infranto la legge cantando una “preghiera” contro il presidente russo dentro la cattedrale di Cristo Salvatore di Mosca lo scorso 21 febbraio. Tale canzone/preghiera eseguita in un luogo sacro è stata giudicata blasfema e insultante, commettendo, peraltro, una grave violazione dell’ordine pubblico disturbando la quiete dei cittadini e insultando profondamente le convinzioni dei fedeli ortodossi. Per la corte il testo esprimeva chiaramente l'odio basato su affiliazione religiosa e l'obiettivo delle ragazze, mosse da odio religioso, era quello di raggiungere un più vasto numero possibile di fedeli, dando pubblicità appunto al proprio gesto. Le proteste a questa discutibile sentenza non si sono fatte attendere, ed è il minimo che si possa fare, credo.