Corruzione, appalti pubblici e non solo. Un fenomeno tutt’altro che irrilevante. Questo in linea di massima il tema del lavoro che sto portando avanti da qualche tempo e che presto vedrà la luce attraverso la pubblicazione di un saggio. Non solo, quindi, amministratori pubblici e politici conniventi con organizzazioni mafiose, bensì anche amministratori e politici che curano il “proprio orticello” attraverso il metodo consolidato ma illecito dei favoritismi personali, amicali e parentali; senza alcuna organizzazione criminale alle spalle o di supporto, tanto per intenderci. Si va dalla concessione di licenze edilizie o fantomatiche gare/appalti pubblici, i cui intestatari o aggiudicatari sono strettamente apparentati con coloro i quali deliberano in tal senso, ergo firmano gli atti; alle licenze commerciali concesse in base ad almeno due criteri. Nel primo caso qualora non vadano a creare un rischio concorrenza nei confronti degli stessi amministratori o prossimi congiunti, arrivando di solito a minacciare l’aspirante commerciante, artigiano, eccetera. Nel secondo caso qualora gli interessati siano disposti a versare una congrua “tangente”.